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CAIVANO, tutta la verità sul nuovo caso immigrati

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CAIVANO – Sta per innescarsi un’altra telenovela a Caivano, lo sento, lo immagino e sicuramente così sarà. I marciapiedi hanno ricominciato a chiacchierare e solo chi è in assenza di contenuti e di verità può costruirci sopra una storia o addirittura un caso con tanto di colpevoli e vittime. Ma veniamo ai fatti.

All’inizio ne dovevano essere 300 gli immigrati che dovevano arrivare a Caivano e tutti accolti nell’immobile denominato “Villa Rachele” di proprietà di Angelo Lizzi fratellastro del dirigente al SUAP Stefano Lizzi e così già dalle “saittelle” di Caivano sono cominciate ad uscire fuori voci che gridavano al “gomblotto”. Oggi, invece, forse ravvedutisi dell’enormità messa in circolo, il numero degli immigrati è sceso radicalmente di numero e si parla di circa 30 immigrati accolti da cooperative private in modalità CAS (Centro di Accoglienza straordinario ndr) all’interno dell’immobile di Via Garibaldi che una volta apparteneva alle Suore Della Carita’ Di Santa Giovanna Antida, poi venduto ad un privato. Noi non sappiamo se davvero in quell’edificio ci finiranno gli immigrati, forse a mettere in agitazione la cittadinanza sono stati proprio i lavori di ristrutturazione che il proprietario ha cominciato a fare all’immobile chissà, fatto sta che da diversi giorni impazza questa voce e noi per amore della verità abbiamo indagato per saperne un po’ di più.

Premettendo che esiste una differenza sostanziale tra i CAS (Centri di accoglienza straordinaria) e lo SPRAR (Sistema di Protezione per Richiedenti Asilo e Rifugiati) e di questo ne abbiamo già abbondantemente affrontato il problema quando ci occupammo del Comune di Casoria (leggi qui). I CAS in realtà sono gestiti, allo stesso modo degli SPRAR, direttamente dalla Prefettura di Napoli che decide la locazione dei migranti, con la sola differenza che l’accoglienza del migrante sotto CAS viene gestita da un’ente privato, per la maggior parte cooperative, a mo’ di affidi diretti, basta mettere a disposizione della Prefettura una struttura idonea all’accoglienza dei rifugiati. Mentre per lo SPRAR, dietro linee guida emanate sempre dalla Prefettura è il Comune a emettere bando di gara per l’accoglienza di un numero prestabilito in base agli abitanti di un territorio – a Caivano per lo SPRAR saranno assegnati circa 130 e non 78 come dice o scrive qualcuno – poiché il calcolo è di circa 3,5 migranti ogni 1000 abitanti. Fatto il bando di gara, come avviene per l’assistenza ai disabili o anziani, sarà la cooperativa vincitrice ad occuparsi di quel numero stabilito per tutta la durata del progetto e i fondi erogati dal Ministero. A differenza del CAS che ogni qual volta si propone un privato che mette a disposizione una struttura per accogliere migranti, diventa manna scesa dal cielo per la Prefettura, che li affida senza batter ciglio e senza tenere conto di un numero stabilito per territorio.

Ora in risposta anche a chi, a tutti i costi, dietro questa storia, alla fine vuole trovarci un colpevole, dipaniamo subito qualsiasi dubbio, colpevoli non ce ne sono. E’ obbligo morale e civile accogliere tutti i migranti o richiedenti asilo che facciano richiesta, sempre nel rispetto delle leggi e del buon senso. Premesso questo, quello che è stato fatto in passato, non c’entra nulla con quello che succederà sul territorio caivanese. Perché quando a governare Caivano c’era l’amministrazione Monopoli, sono stati i consiglieri Maria Fusco e Lorenzo Frezza a farsi portavoce di una comunità già afflitta da numerosi problemi sociali e a chiedere al Prefetto la cortesia di non poter aderire allo SPRAR, perché nell’intenzione dell’amministrazione Monopoli, come più volte ribadito, c’era prima la necessità di far quadrare i conti, offrire alla popolazione caivanese una vivibilità adeguata e poi programmare quelli che sono gli aiuti umanitari da dedicare ai richiedenti asilo. Un disegno, quello di Monopoli legittimo, il quale si preoccupava anche dell’integrazione dei potenziali nuovi cittadini caivanesi extracomunitari. I quali, grazie o per colpa anche allo SPRAR arrivavano in una città già di per sé malata, con un alto tasso di criminalità e grandi addensamenti di povertà che portano solo alla formazione di un terzo stato, quello che trasgredisce le regole. Ovviamente portare un certo numero di migranti in un territorio già socialmente devastato non può fare altro che aumentare il fenomeno dell’addensamento delle povertà e alla fine ci si ritrova a creare uno stato di cose che va nel senso opposto a quella che dovrebbe essere la soluzione, ossia la distribuzione equa delle povertà su tutto il tessuto sociale urbano.

La domanda da porsi invece, è quella che laddove esistesse un privato, come nel caso eventuale di Via Garibaldi, che mette a disposizione un’intera struttura per l’accoglienza di migranti, egli agirebbe realmente per puro scopo di accoglienza, avendo calcolato tutto anche in termini di integrazione e sicurezza, visto il territorio difficile nel quale farebbe insistere questo centro di accoglienza o lo farebbe solo ed esclusivamente per il proprio business, visto e considerato che una struttura del genere potrebbe fruttargli circa sette ottomila euro mensili solo di locazione? Queste sono le domande che la gente di Caivano dovrebbe porsi, ripeto, la politica qui c’entra ben poco, l’accoglienza diviene moralmente obbligatoria e la politica deve prima pensare a fornire i requisiti giusti al proprio territorio, preparare il campo e far sì che la popolazione sia pronta ad aiutare i migranti all’integrazione. Questo è quello che desiderava l’amministrazione Monopoli, ma purtroppo per colpa di qualcuno, non c’è stato tempo. Ora è da stupidi prendersela ancora con l’ex sindaco se c’è qualche privato che accorcia le distanze o abbrevia i tempi. Caivano ha bisogno di guardare avanti e il problema accoglienza è una questione che prima o poi questa comunità doveva affrontare.

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Caivano

De Luca torna sull’argomento: “Don Patriciello non ha il monopolio della lotta contro la camorra”

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NAPOLI – Non si placa la polemica intorno alle parole dichiarate dal Governatore De Luca nel suo intervento social a riguardo la satira usata nei confronti del prete Maurizio Patriciello.

Dopo il botta e risposta avuto direttamente con la Premier Meloni, il Presidente della Regione Campania è tornato di nuovo sull’argomento e alcuni minuti fa, attraverso la sua pagina social ha scritto: “In relazione al polverone sollevato dall’on. Meloni, che non ha evidentemente nulla di serio di cui parlare, è utile precisare che la mia battuta non riguarda don Patriciello, ma la scorrettezza di chi ha strumentalizzato a fini di propaganda politica – quando ha presentato l’ipotesi di premierato – figure pubbliche che non c’entrano nulla con le riforme costituzionali.

Quanto a don Patriciello, sia detto con il massimo rispetto, ma con assoluta e definitiva chiarezza, che apprezziamo le sue battaglie, ma che non ha il monopolio della lotta contro la camorra. Ci sono innumerevoli cittadini, lavoratori, uomini di Chiesa e giovani, che sono quotidianamente e silenziosamente impegnati in questa battaglia. E che qualcuno di noi questa battaglia la fa da cinquant’anni, e magari avendo rinunciato a ogni scorta.

Per il resto, siamo impegnati oggi in un lavoro importante e positivo, anche con il contributo fondamentale del mondo religioso, sui temi della famiglia e della relativa legge regionale a cui stiamo lavorando. E stiamo combattendo, da soli, per sbloccare le risorse decisive per aprire cantieri e creare lavoro.

Suggerirei a don Patriciello, amichevolmente, di avere un po’ più di ironia, soprattutto quando ci si presenta non sul piano dei rapporti istituzionali relativi alla tutela del nostro territorio, ma sul piano improprio della politica politicante”.

Il pensiero che parecchi cittadini hanno sempre formulato ma che hanno sempre represso finalmente si è palesato nelle parole del Governatore De Luca. Come li definiva Leonardo Sciascia, questi personaggi possono essere ascritti tra i “professionisti dell’antimafia” mentre c’è gente che in maniera silente e mettendo a repentaglio la propria vita, senza alcuna protezione, lotta contro la criminalità mettendo alla luce tutte le sue malefatte ogni giorno.

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CAIVANO. Occupazioni abusive al Parco Verde. Dissequestrate due abitazioni dal Tribunale del Riesame.

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CAIVANO – Prosegue il processo di legalità nel comune gialloverde e precisamente al Parco Verde. I lavori della Procura volti ad individuare le occupazioni abusive all’interno dell’agglomerato caivanese stanno proseguendo e all’interno di essi c’è da registrare l’ottimo lavoro svolto dall’Avv. penalista e Prof. di Diritto Penale Michele Dulvi Corcione che è riuscito a dimostrare l’estraneità ai fatti contestati per due famiglie sue assistite.

Infatti, per due famiglie caivanesi del Parco Verde è terminato l’incubo grazie al fatto che il Tribunale del Riesame di Santa Maria Capua Vetere ha annullato il sequestro degli immobili che secondo la Procura della Repubblica risultavano essere occupati abusivamente.

A quanto pare, queste, sono state le uniche due famiglie a godere di tale provvedimento. Come ebbe a dire anche il Prefetto Michele Di Bari, ogni caso è a se e queste due famiglie, grazie al solerte lavoro del loro avvocato, sono riuscite a dimostrare l’effettivo lecito utilizzo del proprio immobile. Tutto bene ciò che finisce bene.

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Stupro di Caivano, chiesti 12 e 11 anni per i due maggiorenni del branco

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12 anni e 11 anni e 4 mesi di reclusione per i due maggiorenni ritenuti coinvolti nelle violenze sessuali subite due cuginette di 12 e 10 anni di Caivano.
E’ quanto richiesto dalla Procura di Napoli Nord, avanzata oggi dal Pubblico Ministero, Giuseppe Vitolo, al termine della requisitoria nella quale è stato evidenziato soprattutto l’aspetto umano e sociale del comune dell’hinterland caivanese in cui l’assenza dello Stato è evidente, secondo quanto sottolineato proprio dal pm.

Per il Sostituto Procuratore di Napoli Nord il personaggio perno delle violenze sarebbe stato il 18enne Pasquale Mosca, per il quale ha richiesto 12 anni di carcere perché non sussistenti le attenuanti generiche; 11 anni e 4 mesi è – invece – la richiesta formulata per Giuseppe Varriale, 19enne.

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